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The Brain rot

Autore: Pietro Rea

Data: 03/04/2025

The Brain rot
L’Oxford Dictionary ha definito “Brain rot” la parola del 2024.
Inizialmente, non sapevo nemmeno che cosa fosse e nel momento in cui qualcuno utilizzava questa parola la definiva semplicemente come una “putrefazione mentale”, una sorta di riduzione delle capacità cognitive e intellettive del cervello.
Mentre mi appariva ancora ignoto il significato effettivo ho incontrato un format di Tik Tok chiamato, per l’appunto, Brain rot: in questo formato vengono esposte per alcuni secondi delle immagini paradossali, come un bombardiere con il muso di coccodrillo, uno squalo che cammina con delle Nike sulle pinne, un cactus con il muso da elefante e due pantofole, e vengono inoltre messe delle canzoni per ognuna di queste assurde chimere in modo tale che lo spettatore possa collocare subito una determinata melodia o una parola alla corrispondente immagine.
Non avevo ben chiaro però il collegamento tra la parola vincitrice e il nome del format, per questo motivo ho cercato la definizione del dizionario inglese che riporto qui sotto:
”the supposed deterioration of a person's mental or intellectual state, especially viewed as the result of overconsumption of material (now particularly online content) considered to be trivial or unchallenging.”
Tradotto: “Il presunto deterioramento della condizione mentale o intellettuale di un individuo, in particolar modo dovuto a un consumo eccessivo di materiale (in questi giorni soprattutto online) considerato banale, di una qualità disgustosa o non stimolante.”
Dunque il significato di Brain rot non è semplicemente un deterioramento dello stato mentale, ma è il deterioramento specifico causato dall’aver visto dei contenuti di una stupidità impensabile.
Questo rende quasi paradossale questo format: seppur sono immagini impensabili e insensate, seppur l’audio parla di cose senza senso, seppur si dichiari da sé una fonte di Brain rot, sta facendo un successo impressionante.
Nell’era dei social questa è una cosa assolutamente normale: vedere fino allo sfinimento un contenuto assurdo e privo di significato che ci piace.
Un sovraccarico di idiozie dal quale ci troviamo, stranamente, attratti.
La cosa tremenda è che i risultati di questa inondazione si stanno facendo sempre di più sentire man mano che passa il tempo:
Dal 2010 al 2020 (da quando l’Iphone entra effettivamente in circolazione ai giorni dello studio ndr) i bambini tra i 12 e i 17 anni con episodi di depressione sono passati dal 15% di tutti i bambini della popolazione americana al 30% nel 2020: da un bambino su sette a uno su tre.
Universitari con problemi mentali generici dal 2010 al 2018: dal 10% (uno su dieci) al 25% (uno su quattro).
Dal 2010 al 2022 tutti gli adulti degli Stati Uniti a soffrire dei disturbi d’ansia sono passati dal 8% al 18% (uno su dieci, uno su cinque).
Questo escludendo tutti gli studi sui suicidi, l’autolesionismo, l’abbassamento dell’autostima, la dilagazione di anoressia e bulimia e via dicendo.
Questi dati sono presi dal sito anxiousgeneration.com, che ha riportato meticolosamente tutti gli studi sugli effetti dell’uso eccessivo del cellulare e sull’esposizione prolungata a dei contenuti privi di significato.
In conclusione il Brain rot, come lo definisce l’Oxford Dictionary, non è una questione astratta o degli psicologi, è un problema reale nel quale, con la normalizzazione dell’iPhone e l’evoluzione degli altri brend, i ragazzi e gli adulti cominciano ad avere una serie di problemi a livello mentale e cognitivo per l’uso eccessivo materiale di pessima qualità.
Forse ha senso chiederci se quello che vediamo online, su Instagram, su Tik Tok, lo vediamo in modo adeguato o spropositato e soprattutto se la nostra intelligenza vale un contenuto di così basso livello.
Forse ha senso chiedersi quale valore deve avere il cellulare nella nostra vita, ha senso porsi coscientemente davanti a uno strumento che, più di qualsiasi altro, può tenerci sotto scacco?
Vale veramente la pena perdere se stessi a causa di uno squalo con le Nike?

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