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Violenza senza (?) fine

Autore:Federico Scotti

Data: 29/10/2025

Violenza senza (?) fine
«Panta rei» ‘tutto scorre’. È una celebre massima filosofica attribuita ad Eraclito dalla tradizione successiva che sintetizza la sua dottrina sul divenire. In generale, lo possiamo intendere come l’inevitabile mutamento della realtà tangibile che non rimane mai ferma, ma continuamente si trasforma, si evolve. Un meccanismo, in fondo, perfettamente applicabile alla società umana.
Infatti, al giorno d’oggi, il mondo e la civiltà cambiano sempre più velocemente. Siamo completamente avvolti da un’infinità di cambiamenti – in ogni settore dell’esistenza – che generano un’incredibile quantità di accadimenti. Basti ripensare agli ultimi mesi estivi. Si potrebbe parlare di qualsiasi cosa. Quello che vi sottopongo però – che mi ha sorpreso e interrogato – non è un fatto ma un modo di agire

Si è precipitati, negli ultimi mesi, verso una preoccupante degenerazione politica, nutrita da un profondo sentimento di odio e di violenza. Naturalmente, non si tratta di un’evoluzione improvvisa o di un cambiamento comportamentale che si è generato dal nulla; anzi, è il frutto di un atteggiamento egoistico che è sempre esistito, rimanendo latente probabilmente perché c’era una forma di timore nell’esprimerlo senza veli. La novità è il suo essere diventato ormai visibile, lampante e soprattutto non celato.
Di seguito un esempio esplicativo. Dal 7 ottobre 2023 fino agli inizi di questa primavera, il governo di Tel Aviv per riferirsi alla guerra in corso aveva sempre parlato di legittima difesa, di risposta militare conforme al diritto internazionale, di misura necessaria per la sicurezza degli israeliani, di missione per il salvataggio degli ostaggi rapiti. Aveva sempre mantenuto un linguaggio diplomatico difendendosi dalle accuse che giungevano da più parti (genocidio, crimini di guerra, uso della fame come arma bellica, ecc.). In pratica, aveva sempre avuto la necessità di giustificare il proprio operato e le proprie scelte. Da qualche mese a questa parte non più: personaggi di primo piano del governo di Israele hanno compiuto affermazioni impensabili e disumane senza preoccuparsi affatto delle ripercussioni mediatiche globali
Per citarne alcune: l’obiettivo di occupare la Cisgiordania è stato sbandierato senza timore, come anche la volontà di impossessarsi di tutta la striscia per interessi economici; il ministro delle finanze Bezalel Smotrich ha dichiarato che la Palestina è «una miniera d’oro immobiliare», che serve spingere i palestinesi a emigrare e che, se necessario, bisogna perseguire il loro «annientamento totale».

Cambiando scenario: la recente realtà dell’America MAGA (ndr. Make America Great Again). Quell’atteggiamento violento che il mondo aveva scoperto durante l’assalto al Campidoglio continua a contraddistinguere gli americani di destra più radicali e non accenna a diminuire. Certamente anche a causa del presidente Trump che ha scelto di utilizzare come consuetudine messaggi provocatori e carichi di disprezzo verso gli altri o, come hanno scritto da alcuni giornalisti, verso i voi che per definizione si contrappongono al noi
Emblema di questo clima culturale è stato l’omicidio di Charlie Kirk. In primo luogo, perché mostra quanto la violenza sia diffusa e considerata come uno strumento risolutore. E poi, perché il suo funerale, invece di essere vissuto come un momento di cordoglio e tristezza per un atto ingiusto e criminale, è stato usato come l’occasione per diffondere messaggi di odio, di lotta, di superiorità ingiustificata, di prìncipi fanatici e irrazionali. 

Questo evento, purtroppo, è stato nei giorni successivi usato da alcune destre del mondo (tra cui quella italiana) come argomento di propaganda politica per attaccare le opposizioni incolpandole di possedere una parte di responsabilità nell’accaduto perché la morte di Kirk, nella quale sono state riflesse le proprie convinzioni e le proprie posizioni ideologiche, non sarebbe stata causata tanto da colui che ha sparato il proiettile quanto dalla totalità delle sinistre globali, concepite come un’unica entità, che promuove un linguaggio di odio incitando all’aggressività. Basta ragionare un poco per capire l’insensatezza di un tale ragionamento. 
Non che, però, dall’altra parte delle barricate siano esenti da colpe. Troppo spesso vengono pronunciate frasi accusatorie senza però supportarle con alcun fatto o ragionamento, quasi solo per rispondere a tono, ma nei fatti alimentando l’ormai consueta logica dell’insulto gratuito in sostituzione del dialogo.
È come un ritorno al passato: si cerca ancora di dividere il mondo in due schieramenti, chi è con me/ noi è chi è contro di me/ noi.

In sostanza, è cambiato il modo di concepire il ruolo del politico, come un capo fazione che lavora solamente per chi lo sostiene e che è investito del compito di annunciatore intransigente che parla soltanto alla pancia degli elettori, e troppo spesso a quelli più estremisti; sembra quasi che l’uomo aggressivo e chiuso all’altro sia una “moda”
La giustizia e il diritto internazionale contano sempre di meno, sostituiti dalla legge del più forte.
Tuttavia, è diverso anche il modo con cui guardare alla politica da parte degli elettori e del mondo. Per i primi si può forse dire che questa metamorfosi piaccia, che rispecchi una posizione ideologica e culturale condivisa. Di contro, molti che sono contrari rimangono in silenzio. Ciò sembra il risultato di un’assuefazione che ci coinvolge tutti, per cui siamo investiti ogni giorno dalle stesse notizie tragiche, dalle stesse immagini crude, dagli stessi comportamenti barbari che finiscono per diventare un’abitudine e il quotidiano svolgersi degli eventi e l’indignazione che in origine provavamo perde di energia fino a diventare un fastidio passeggero per un mondo che non cambia mai; fino a renderci indifferenti; fino a renderci ciechi e muti di fronte a quanto accade.
Le istituzioni internazionali, invece? L’ONU, la Corte Penale Internazionale o ogni singolo governo? Per dirlo con le parole (accese) di De André: «Si costerna, s’indigna, s’impegna poi getta la spugna con gran dignità».
È vero che sono state adottate delle sanzioni ed emanati dei mandati di arresto (come per Netanyahu e altri ministri Israeliani, terroristi di Hamas, ecc.), ma nel concreto rimane tutto invariato.

Si è caduti in una spirale d’odio palesato sempre maggiore e la speranza è che non peggiori più di così. Le righe precedenti sono una triste descrizione della complicata situazione presente, ma non significa che è impossibile da modificare: «panta rei» e non solo in negativo. Bisogna agire per portare un miglioramento. Ciascuno può farlo (un’affermazione detta, ripetuta e abusata, ma che possiede comunque un certo fascino e intensità) cominciando ad esempio dai propri conoscenti, tra i quali potrebbe esserci qualcuno che solitamente tende a considerare il mondo attraverso rapporti di antagonismo. 
O magari – perché no – quel qualcuno da aiutare siamo noi stessi.

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