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Trump e i dazi

Autore:Francesco Forestiero

Data: 28/08/2025

Trump e i dazi
Cosa è successo in America? Cosa comporterà questa sue scelte? Come cambierà il mercato? Iniziamo con il dire che i dazi sono delle imposte che vengono pagate da un paese quando un prodotto viene importato (quindi preso dall’estero), il principio alla base dei dazi è quella di aumentare il prezzo dei beni che vengono importati, rendendo quindi più competitivi i beni nazionali. In questo modo si “proteggono” i prodotti nazionali che verranno quindi favoriti rispetto a quelli importati che avranno un costo superiore. Un esempio semplice e che chiarisce il concetto è il seguente: in Italia una mela coltivata localmente ha il costo di 1€ invece in Cina, essendo più ottimizzati, riescono a produrre e vendere la mela a 0,60€. Se non ci fossero i dazi i consumatori italiani preferirebbero comprare la mela in Cina traendo un risparmio di 0,40€. Esso però crea un problema poiché in questo modo i produttori italiani non riuserebbero a competere con i prezzi esteri, allora interviene lo stato italiano che impone un dazio sui prodotti cinesi, in modo tale che il costo mela cinese più il dazio eguagli il prezzo della mela prodotta localmente. Si potrebbe riassumere quello che è successo in questi giorni con una tabella cronologica: Il 5 aprile il presidente Trump impone dei dazi che partono dai 10% minimo per tutti i prodotti importati in America, questo viene fatto per contrastare in primis i mercati cinesi. Successivamente viene dichiarato che dal 9 aprile ci saranno dazi mirati ad alcuni paesi nel mondo con i quali l’America aveva dei deficit commerciali, tra i quali anche l’Unione Europea. Avere un deficit commerciale con l’Unione Europea significa che le importazioni (prodotti dell’Unione Europea che vengono venduti in America) rispetto alle esportazioni (prodotti dell’America che vengono venduti nell’Unione Europa) sono maggiori e quindi si crea una situazione in cui le importazioni sono maggiori delle esportazioni; inoltre ciò significa anche che c’è un maggior flusso di denaro in uscita rispetto a quello in entrata. Bisogna sottolineare che il paese maggiormente colpito dai dazi americani è stato la Cina, poiché essa viene considerata un rivale politico ed economico, ma soprattutto perché gli Stati Uniti hanno nel corso degli anni accumulato un deficit molto importante con il paese di Pechino. Successivamente il 10 aprile Trump ha annunciato una sospensione dei dazi con durata di 90 giorni verso tutti i paesi del mondo a meno della Cina con la quale in dazi non sono stati sospesi, anzi sono aumentati ancora di più. Sempre lo stesso giorno la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha annunciato la sospensione dei dazi per 90 giorni che l’Europa aveva introdotto come risposta ai dazi americani. Infine, la Casa Bianca ha chiarito ad un’emittente televisiva statunitense che i dazi statunitensi sui prodotti cinesi ora ammontano al 145%. Probabilmente l’intento di Trump è quello di far vedere al mondo chi gestisce il mercato globale, attuando scelte politiche ed economiche di un certo impatto che però si dimostrano non efficienti ed efficaci. Le scelte politiche adottate da Trump hanno avuto numerose conseguenze negative, come per esempio il crollo di tutte le borse che da giorno all’altro le più colpite si sono trovate a perdere circa 9 punti percentuali e questo ha avuto ripercussioni su tutto gli ambiti economici e non solo quello del mercato globale. Un altro punto su cui è importante soffermarsi è che ad oggi sul mercato ci sono due grandi colossi che sono la Cina e l’America; quindi, si può dire che c’è un duopolio globale, cioè che il potere del mercato è diviso in due soggetti e non tra tanti soggetti. Però come mostra la storia quando c’è monopolio oppure duopolio non si va incontro ad efficienza ed equità per i soggetti che vogliono comprare sul mercato. Per rispondere a queste due caratteristiche bisogna avere un mercato in concorrenza perfetta (forma di economia in cui si trovano tanti venditori e tanti compratori), però ad oggi non è così. Bisognerà vedere allo scadere dei 90 giorni di “pausa” dai dazi cosa deciderà di fare Trump e che decisioni prenderanno gli altri stati.

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