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Trattive (non) ucraine

Autore:Federico Scotti

Data: 7 dicembre 2025

Trattive (non) ucraine

Due settimane fa, la notizia del piano Trump-Putin, per il raggiungimento della fine della guerra in Ucraina, ha sorpreso molti. 
Si tratta di un accordo di pace in 28 punti. O, per meglio dire, di un accordo commerciale, in cui i vincitori sono l’America e la Russia e gli sconfitti l’Ucraina e l’Unione Europea.

Di seguito l’elenco dei 28 punti del piano (https://www.corriere.it/esteri/25_novembre_24/ucraina -28-punti-trump-09a60d54-bdef-4cdf-9ccd-e4e99d631xlk.shtml). Traggo spunto solo da alcuni, ma invito chi non l’avesse ancora fatto a leggere per intero tutta la proposta di “pace”, in quanto molto rivelatrice sulle reali intenzioni politiche del presidente Trump e sul modo con cui quest’ultimo considera quelle nazioni del mondo non sufficientemente forti da opporsi all’America – o non disposte a farlo – oppure che non sono governate da regimi autoritari-tirannici.

Il punto 21 afferma che **le regioni di Crimea, Lugansk e Donetsk **saranno riconosciute, nella loro totalità, dagli Stati Uniti come parte del territorio Russo. Ciò che sorprende è che il Donetsk è ancora parzialmente sotto il controllo ucraino e sembrerebbe ben lontano dall’essere in procinto di cadere. Perciò, oltre ai territori che la Russia ha conquistato militarmente, a sfregio di qualunque regolamento internazionale sulla sovranità degli Stati, l’accordo di pace le consentirebbe di impossessarsi di regioni che ancora non controlla: una sorta di “contentino” e c’è chi lo ritiene giustificato.

Diversi punti trattano del rapporto reciproco che l’Ucraina e la Russia dovrebbero intavolare negli anni a venire, in ambito sociale (in entrambe le nazioni saranno messi in atto programmi educativi per promuovere la comprensione e la tolleranza reciproca), politico (dopo cento giorni dall’accordo, saranno indette in Ucraina nuove elezioni presidenziali), militare (riduzione dell’esercito ucraino e la firma da parte dell’Ucraina del trattato di non prolificazione delle armi nucleari, che però non possiede più da qualche anno, visto che le aveva già cedute alla Russia in cambio della garanzia di non subire invasioni nel futuro). 
In sostanza, si pretende che l’Ucraina faccia tuto ciò che la Russia si rifiuta di fare: Putin promuove da anni l’idea di un nuovo impero russo e la prevaricazione del suo popolo su qualunque altro; è un dittatore che ha soffocato ogni libertà democratica; ha promosso uno sviluppo bellico massiccio.
Inoltre, sulla questione delle armi nucleari, al punto 17, si accenna a un riconoscimento del trattato di non prolificazione da parte di America e Russia, pur rimanendo molto vago nel concreto, visto che le due superpotenze possiedono i due più grandi armamenti nucleari del mondo e sicuramente nessuna delle due è intenzionata a rinunciarvici.

Sopra ho sintetizzato i punti più gravi per gli Ucraini che stabiliscono, senza ombra di dubbio, la vittoria della Russia, verso la quale, nell’accordo di “pace”, non è presente alcuno svantaggio o compromesso forzato. 
Ma quello più sconcertante per noi Europei è l’aspetto economico, descritto al punto 14. Gli asset russi congelati dall’Unione Europea saranno utilizzati, nella misura di 100 miliardi di dollari per progetti di ricostruzione dell’Ucraina (a cui si aggiungeranno altri 100 miliardi stanziati dall’UE), nella restante parte per investimenti congiunti tra America e Russia. Ma non solo: il 50% dei profitti degli investimenti di ricostruzione finirà nelle casse americane.

Un accordo di “pace”, che non solo non tiene minimamente conto della parte lesa da questo conflitto (l’Ucraina), ma che spudoratamente, senza veli, progetta un accordo economico tra Trump e Putin.
Già qualche mese fa la Casa Bianca aveva cercato di speculare sul conflitto: facendo pagare le armi che aveva donato agli Ucraini (e che ora sta facendo pagare all’Europa) non in soldi ma in terre rare, le quali però si trovano vicino alle zone di confine. Dunque, per poter procedere all’estrazione di queste risorse è necessaria la conclusione del conflitto: si propone un accordo assolutamente vantaggioso per la Russia in modo da porvici fine.

Fortunatamente, un tale scenario sembra al momento scongiurato grazie – ed era ora – all’intervento dell’Europa che non ha subìto passivamente le proposte altrui ma ha fatto sentire le proprie ragioni e ha promosso un nuovo piano di pace in cui si tutela un’Ucraina libera e non sconfitta.
Sfortunatamente, una pace imminente è tutto fuorché un’ipotesi realizzabile. In parte perché l’Europa continua ad avere un ruolo marginale nelle decisioni, anzi è diventata una fastidiosa zavorra per l’amministrazione Trump, cosa che rende il suo piano di pace privo di qualunque speranza di realizzazione. Nella maggior parte, invece, a causa del rifiuto da parte di Putin dell’accordo europeo. 
E ciò mostra ancora una volta quanto inesistente sia l’intenzione del leader russo di raggiungere una pace vera perché le sue intenzioni sono solamente il vantaggio economico personale.

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