TERREMOTO A PARIGI
Autore:Matteo Guidi
Data: 28/08/2025

E’ notizia di lunedì la condanna in primo grado di Marie Le Pen e di altri suoi collaboratori interni al Rassemblement National per appropriazione indebita. Nello specifico, alla leader del partito di estrema destra francese è stato contestato l’uso illecito di fondi del parlamento europeo per assistenti parlamentari. La sentenza condanna Le Pen ad una pena di quattro anni di cui due da passare ai domiciliari con braccialetto elettronico, una multa di cento mila euro e soprattutto a cinque anni di ineleggibilità.
In Francia vige nell’ordinamento giuridico una legge approvata nel 2016, la Sapin II, che segna un passo avanti nella lotta alla corruzione e alle influenze illecite. La suddetta legge si applica sia ad aziende e grosse organizzazioni con sede nel territorio francese sia a persone giuridiche residenti in Francia. Inoltre con questa legge si è avuta la nascita della AFA, l’agenzia per l’anticorruzione francese, che si occupa proprio di applicare il contenuto della legge. Dal testo della legge si evince proprio che nell’applicazione della normativa avviene contestualmente e con effetto immediato (anche al primo grado! Ndr.) la procedura di ineleggibilità politica nei confronti del soggetto imputato.
Come sottolineato da molti, le indagini verso i membri del RN sono state lunghe e meticolose e dai fascicoli portati alla corte appare se non certo almeno evidente che i reati contestati a Le Pen e altri sono stati effettivamente commessi. Un’indagine che ha avuto il proprio sviluppo nel corso degli anni e che permise di tracciare un quadro chiaro. Parimenti chiaro deve essere specificato che si tratta di una sentenza di primo grado e che come in ogni stato di diritto non si è colpevoli fino al terzo grado di giudizio. E’ comunque un segnale forte quello mandato dai tre magistrati della corte di Parigi che si sono espressi sul caso.
La sentenza infatti cade sulla testa della persona che, a detta di tutti, al momento della sentenza era davanti in tutti i sondaggi per la vittoria della elezioni presidenziali del 2027. La stessa Le Pen si è detta molto affranta per la sentenza e ha detto che presenterà ricorso. Ricorso che nei giorni successivi è stato anticipato a giugno 2026, molto prima di un ricorso normale che solitamente avrebbe dovuto attendere dai 18 ai 24 mesi per essere celebrato in casi come questi.
Le reazioni politiche non si sono fatte attendere e ormai si può denotare uno schema fisso per ogni avvenimento di caratura internazionale. I leader di partiti nazionalisti e populisti come Orban, Salvini, Trump, Putin si sono allenati in una linea di perplessità nei confronti della sentenza, additando come anche succede in Italia la causa di tutto ciò alle famose “toghe rosse”. Nel frattempo a uno dei tre magistrati incaricati di comminare la sentenza, Bénédicte de Perthuis**, sono arrivate più di una minaccia di morte e ora è stata scortata in via precauzionale.
Resta da capire come sia possibile che un partito inizialmente dichiaratosi estraneo all’establishment, e dal cui esterno aveva sempre criticato il “magna” delle istituzioni e dei partiti secolari, sia potuto incappare in questa battuta di arresto. Da sottolineare che il RN è stato uno dei portabandiera, se non il principale, per la crociata anticorruzione e per il risanamento della res publica. Potrebbe essere una chiave di lettura il fatto che, nel momento in cui un partito diventa da marginale a protagonista, subentrino anche scandali e vizi che appartenevano ai partiti storici. Attendendo ulteriori sviluppi della faccenda, non si può fare altro che osservare come gli equilibri di ogni singolo paese possano alterare la bilancia della geopolitica mondiale, creando una fitta trama di rapporti personali e istituzionali.