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La sentenza Turetta

Autore:Pietro Rea

Data: 28/08/2025

La sentenza Turetta
Ultimamente si dibatte molto sui social a proposito della sentenza di Filippo Turetta (confermata come ergastolo ndr). Lo scorso 8 aprile sono stati depositati nell’archivio del tribunale, e di conseguenza pubblicati, tutti gli atti inerenti al processo, dove, risulta, non siano state considerate a livello della sentenza alcune aggravanti. Le aggravanti in questione sono propriamente: crudeltà, stalking e legame affettivo, mentre è stato accolta la contestazione di premeditazione del reato, a seguito delle dichiarazioni di Turetta a proposito del movente e modalità dell’omicidio. Per capire le ragioni della non-considerazione di crudeltà, stalking e legame affettivo riporto qui brevemente delle piccole definizioni su che cosa consistono: Per crudeltà si intende un atto mirato a dare sofferenze alla vittima senza il fine di ucciderla o di prolungare volontariamente la sua sofferenza. Per stalking si intende una serie di atti persecutori in cui l’omicida segue la vittima a sua insaputa, può valere sia in caso fisico che informatico. Possiamo parlare di legame affettivo solo se la natura del reato è di conseguenza alla rottura relazionale. Non sono le tre definizioni esatte, ma leggendo gli atti del processo questi sono tre buoni riassunti. Dunque non può trattarsi di crudeltà, infatti il tribunale ha sentenziato che le 75 coltellate sulla schiena non erano mirate a dare sofferenza alla vittima, ma erano segno dell’ovvia inesperienza dell’imputato, a dimostrazione di questo, guardando il referto medico, abbiamo la velocità con cui sono state effettuate e l’assoluta imprecisione. Non possiamo nemmeno parlare di stalking, in quanto prima dell’omicidio i due erano insieme a cena e lei salì volontariamente sulla sua automobile, sarebbe andato diversamente se Giulia avesse denunciato alle autorità competenti i vari tentativi di stalking di Filippo quando era in vita, cosa che non è mai stata segnalata. Mentre per legame affettivo si sa che Turetta e Cecchettin stavano insieme nel momento in cui avvenne l’omicidio. La notizia che “alcune aggravanti non sono state considerate” ha scosso il mondo mediatico, che in tutta risposta accusava il tribunale di “ingiustizia nei confronti della vittima” oppure di “considerazioni fuori luogo rispetto al contesto storico attuale”. Cosa dobbiamo portarci a casa da questa notizia? Anzitutto è necessario comprendere che i social media, per come sono strutturalmente pensati e utilizzati, fungono da amplificatori e da trasmettitori di alcune notizie: il fine di Instagram, o chi per lui, non sarà mai quello di far arrivare una notizia verace, ma di far arrivare a più orecchie possibili un fatto. Inoltre non è secondario puntualizzare che questi ragionamenti giudiziari, per quanto sottili, sono frutto del modo in cui la nostra società vede il diritto: seppur possono sembrare stupidi oppure insensati, si basano su dei fondamenti che regolano il modo di vivere, ad esempio il dogma giuridico “dell’innocenza per assenza di prove”. (Mi sembra importantissimo fare un passaggio che, forse, sembra divagare dalla notizia da me riportata, ma che ritengo focale per la lettura di questo avvenimento, come per tutti i casi di femminicidio e omicidio presenti e venturi.) È inoltre fondamentale comprendere che questi argomenti così delicati, come quello del femminicidio, ci fanno giustamente reagire in maniera significativa. Questa reazione non deve limitarsi però al semplice “Turetta è un mostro” oppure “Tutti gli uomini sono cattivi”, queste sono due terribili approssimazioni che non aiutano a comprendere il fatto. Pertanto bisogna, soprattutto in questi casi, indagare a fondo sugli avvenimenti. È nostro dovere indagare a fondo di quello che ci suscita una particolare reazione, proprio perché, come racconta Manzoni nel suo capolavoro “La storia della colonna infame”, la sinergia di questo rancore e dell’ignoranza sono proprio un terreno fertile per la ferocia, l’assoluta insensatezza, assenza di logica e di ragione. Se non si prende coscienza e non si comincia a cercar di capire seriamente che cosa succede, quali fenomeni portano al femminicidio, come funziona, come si comporta lo stato, quali sono i comportamenti della vittima, le ragioni dell’imputato, le condizioni che hanno portato a una scelta così estrema, continueremo a combattere, a urlare, a protestare contro un fantasma senza corpo che indisturbato mieterà altre vittime. L’educarsi a informarsi, a cercare, a cercare di comprendere sul serio è uno dei migliori modi per arginare questa terribile piaga.

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