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Eterni nemici

Autore:Federico Scotti

Data: 28/08/2025

Eterni nemici
In politica si può coalizzarsi? Quanto è efficace?   Il 2 aprile si è votato a Strasburgo sull’approvazione di una relazione riguardante la politica di sicurezza e difesa dell’UE. A riguardo le classiche coalizioni italiane si sono spezzate: favorevoli Forza Italia e Partito democratico; contrari Lega, Cinque Stelle e Avs; astenuti Fratelli d’Italia. Caso particolare tra questi è il Pd, che ha votato compatto ma due ordinamenti contrastanti. Infatti, si sono opposti (non tutti, alcuni come Pina Picierno, Giorgio Gori ed Elisabetta Gualmini si sono schierati per il sì) all’emendamento di un esponente del Ppe che voleva inserire nella relazione il Rearm Ue, per poi, nello stesso giorno, esprimersi a favore della relazione finale che era stata integrata con quell’emendamento.   Grandi divisioni di pensiero. Però è naturale. Se le persone fossero senza differenze, esisterebbe un solo partito, con i propri valori condivisi da tutti e mai messi in discussione. Invece convivendo più idee, anche opposte, è assolutamente verificabile che non si raggiunga un accordo unanimemente condiviso su quale posizione abbracciare intorno a certe questioni. Tuttavia, la pluralità di pensiero non dovrebbe comportare l’impossibilità di dialogo, di confronto costruttivo e ragionato, di sostegno di riforme che provengono da un altro partito; né dovrebbe implicare il rifiuto a priori della collaborazione con il diverso a favore – per di più – di un atteggiamento completamente negativo, di critica polemica e di sfiducia. Troppo spesso, i discorsi politici si limitano ad accuse nei confronti dei propri avversari di inefficienza, inadeguatezza e mancanza di competenza. Più che essere incentrati su proposte costruttive sono degli attacchi distruttivicontro questi ultimi, con lo scopo di evidenziare le criticità e le contraddizioni dei loro partiti. Stendenza forse condivisibile, almeno comprensibile. Ma ciò che è meno accettabile, soprattutto perché denota una grave mancanza di dignità e autorevolezza, sta nel fatto che chi accusa è a sua volta incolpato delle medesime accuse, spesso a ragione, proprio da quelli contro cui si è scagliato. Ogni partito arringa contro le altre forze politiche avverse evidenziando gli aspetti contraddittori delle loro parole o gesti e nascondendo qualunque possibile atto positivo. Ma, ancor più grave e vergognoso, nega sempre e comunque le proprie responsabilità (che, per l’appunto, spesso sono macchiate delle stesse colpe che rivolge agli altri politici), mettendone bene in luce i propri meriti e le proprie conquiste, alcune volte anche falsando le informazioni di cui parla o omettendo dati importanti.  Da questo la scelta del fatto di cronaca citato all’inizio: esso (uno tra i tantissimi – purtroppo – papabili) riporta in maniera limpida il precedente ragionamento sui meccanismi delle relazioni tra forza politiche. Il giorno seguente alla votazione (giovedì 3 aprile, N.d.A.), il Corriere ha pubblicato due interviste, una a Pina Picierno, esponente del Pd e vicepresidente del Parlamento europeo, e l’altra a Nicola Procaccini, europarlamentare di FdI. Picierno, nonostante l’indiscutibile confusione presente all’interno del partito democratico su quale posizione adottare, non vede spaccature tra i dem, ma «punti di vista corali» i quali sono «un bene prezioso che va ordinato, va disciplinato, non certo frustato», aggiungendo poi che spetta al gruppo dirigente del partito unire queste diverse linee di pensiero e «lavorare nella massima sintonia possibile con i gruppi parlamentari». Perciò una linea chiara che tiene insieme differenti vedute, ma non in crisi. Però, i contrasti ci sono eccome e non sempre il gruppo dirigente riesce a trovare un accordo (la stessa Picierno, qualche giorno dopo, su La7, critica nettamente la partecipazione di una delegazione dem alla manifestazione di piazza organizzata lo scorso sabato – 5 aprile, N.d.A. – da Giuseppe Conte). In conclusione alla sua intervista, punta il dito contro il governo che, al contrario del Pd, «non è allineato neanche con sé stesso» e pertanto è «incapace di offrire una prospettiva al paese e all’Europa». Quest’ultima critica non tiene conto di un aspetto assai influente, ossia che, riportando le parole di Procaccini, Fratelli di Italia, Lega e Forza Italia sono certamente maggioranza di governo (e quindi ricoperti di una maggiore responsabilità rispetto alle opposizioni) ma «in Italia, non qui [in Europa, N. d. A.]. Qui siamo tre famiglie politiche diverse, come è sempre stato da quando è nato il centrodestra». Questa affermazione racchiude la sostanziale differenza tra votazioni politiche nazionali ed elezioni europee, che non è da sottovalutare, poiché in Europa non conta il singolo partito nazionale, ma la “famiglia” politica europea a cui si appartiene. Tuttavia, anche Procaccini non è esente né dalla contro-critica. Infatti, replica, in sostanza, con le medesime parole usate dalla vicepresidente del Parlamento Europeo: «Il problema ce l’ha il Pd, non noi. […] In Italia abbiamo votato una risoluzione unitaria a differenza dell’opposizione che ne ha presentate cinque. E la vera anomalia è nel Pd, che a ogni voto si divide al suo interno»; né dal celare gli aspetti più problematici che riguardano la maggioranza, sostenendo che «quando si tratta di decidere sull’Italia siamo tutti d’accordo». Al contrario, molto spesso i contrasti sono evidenti, soprattutto sulla politica estera (proprio perché in Europa non sono un unico gruppo) e questo non è un rischio da ignorare perché potrebbe dilatare ampiamente le tempistiche decisionali riguardanti certe materie.  Alle domande iniziali non voglio dare una risposta sicura. Sicuramente in politica le difficoltà nel dialogo tra partiti opposti ci sono, non si possono negare. Ogni tanto brilla qualche speranza di unione. Che possano un giorno trasformarsi in realtà? Ai posteri l’ardua sentenza.

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