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Intelligere

DOMENICA CULTURALE II

Autori:Federico Scotti,Pietro Rea,Matteo Guidi

Data: 7 dicembre 2025

Che spazio è quello della Domenica Culturale?
È uno spazio dedicato a tutto, a cinema, arte, sport, musica, film, giochi, letteratura, teatro, e tutto ciò che può riguardare il prodotto della creatività umana.
In questo spazio chiunque può parlare di un qualsiasi cosa purché sia interessante e possa arricchire tutti gli altri lettori, a partire da oggi, solo alla domenica.
(Scrivendo all’Instagram del giornale Intelligere_Blog si può proporre di pubblicare un articolo, una recensione, un pensiero scritto direttamente da voi)

Questa domenica saranno tre gli argomenti affrontati:

  • Riflessione sull’evoluzione della concezione del tempo, di Federico Scotti.
  • Confronto dei film di supereroi usciti questo luglio, di Matteo Guidi.
  • Illustrazione del pensiero filosofico di Epicuro in relazione ai giorni nostri, di Pietro Rea.

Buona lettura.

Il tempo nel passato
di Federico Scotti.

L’orologio, nella storia, ha assunto forme molto varie e si è servito di tecnologie diverse e sempre più complesse. Le prime forme di “orologio” furono le meridiane; a seguire le clessidre, inizialmente ad acqua poi a sabbia; solo nel XIV secolo, vennero introdotti i primi orologi meccanici, i quali erano principalmente posti sui campanili delle chiese o su torri cittadine. Al XVII secolo si data l’invenzione dell’orologio a pendolo e, infine, alla seconda metà del Ottocento risale la creazione del primo orologio da polso - realizzato in oro - che ci è pervenuto. 

Come gli orologi si sono evoluti, così è cambiata la misurazione stessa del tempo, di quell’immutabile scorrere della vita, scandito nello spazio di sessanta piccoli trattini di un cerchio. Il suo essere eterno e costantemente invariato, su cui programmiamo e sviluppiamo ogni giornata e ogni attività, ci illude che sia il punto fermo dell’universo, l’oggettività per antonomasia; anzi, un qualcosa che è esistito, identico come al giorno d’oggi, fin dalla notte dei tempi. Eppure, la misurazione del tempo nei secoli precedenti era diversa. 

Si trovano, in alcune città, le testimonianze di un passato in cui le ore erano calcolate diversamente da oggi e i giorni non corrispondevano a quelli odierni. Nella controfacciata della Basilica di Santa Maria del Fiore, a Firenze, è ancora visibile (e funzionante) il bellissimo quadrante di un antico orologio meccanico. Questi è diviso in ventiquattro spazi, corrispondenti alle ore del giorno scritte in numeri romani (secondo la numerazione repubblicana che prevede la somma dei segni, ossia con il 4 scritto come IIII; i numeri romani scritti invece come sottrazione - il 4 come IV - risalgono all’epoca imperiale). Però, seppure perfettamente funzionante, non è sincronizzato con i nostri orologi. Il motivo di questa differenza è il quando ha inizio il giorno, rispetto al periodo storico in cui sono stati costruiti. Nel passato, il giorno vecchio terminava al tramonto del sole dando inizio a quello nuovo e non a mezzanotte come è per noi. Perciò, oggi, il tramonto del sole corrisponde sull’antico orologio all’ora XXIIII, mentre per quelli moderni alle 18:00 di pomeriggio.  

Questo del duomo di Firenze è un esempio unico e una fonte di conoscenza del mondo che ci ha preceduto, nonché un’intrigante curiosità.

**Eroi al cinema **
di Matteo Guidi

La battaglia dei film di supereroi di luglio 2025 viene vinta da Superman, nettamente. Il lavoro di Matt Shakman è ottimo nell'ottica di voler rilanciare in sicurezza la fase 6 dell'MCU, meno se si vuole vedere il prodotto in sè. Non mancano certo gli elementi cari a tutti i fan del genere e per questo pare di essere a casa, ma l'impressione che ho avuto è che si sia rimasti invischiati in una confort zone che non ha permesso di lanciare il cuore oltre l'ostacolo. Non si osa e non si ha forse neanche l'ambizione di farlo, bisognava avere certezze e un film sperimentale e innovativo non era certo nei piani della Marvel.
Rimane perciò un buon film che non lascia a bocca asciutta e non restituisce grandi emozioni, in quella che è una buona prova e nulla più.

I fantastici sono bravi nel catalizzare l'attenzione della pellicola e la chimica che si crea tra di loro è congeniale. Però mi pare che anche in questa riflessione sui singoli personaggi aleggi un alone che non abbia permesso ai 4 di sprigionare tutto il loro potenziale: Vanessa Kirby in delle scene che dal suo pdv di madre avrebbero richiesto un capitale emotivo non indifferente sembra tutt'al più amareggiata. Anche Galactus, uno degli esseri più potenti di tutto il multiverso è sgominato in poche mosse come se fosse un UomoTalpa qualunque.
Nella struttura in sè del film manca un grande atto centrale, frutto della mancata potenza del cattivo principale.
Inoltre vorrei capire come tutto d'un tratto Johnny Storm s'innamori della prima aliena che passa senza alcun motivo (le tette metalliche?) solo perché è caratterizzato come amante delle donne...
In sintesi, è un buon punto di partenza per ricostruire in casa Marvel, è un mediocre film con un potenziale mancato di per sè.

Ps: la post credit lascia ben sperare.

Epicuro
di Pietro Rea

Il primo filosofo di cui voglio amichevolmente discutere, in questa serie di articoli in cui voglio smentire l’idea sciocca per cui “Filosofia è inutile”, è greco e si chiama Epicuro.
Siamo nel IV secolo avanti Cristo in Grecia in un momento storico molto importante: da non molto sono venuti a mancare i tre pilastri della filosofia classica, ossia Platone, Aristotele e Socrate.
Questi tre personaggi hanno completamente cambiato il modo di “fare filosofia” dell’epoca, tanto è vero che, con una buona approssimazione, possiamo distinguere nettamente le scuole presocratiche (venute prima della nascita di Socrate che è in un certo senso maestro di Platone e Aristotele) da quelle neoplatoniche (nate dopo morte di Platone e in qualche modo anche dopo quella di Aristotele).
Epicuro si stanzia nel secondo gruppo e fonda una scuola filosofica chiamata Epicurea o Edonistica.
(Naturalmente sto approssimando moltissime cose, però ho deciso di essere un po’ impreciso a livello storico o di forma e di andare subito al sodo).
Se possiamo identificare una domanda che predominava il periodo neoplatonico, un filo rosso che accomunava molte scuole, era proprio il tentativo di rispondere a questa esigenza: come si fa a vivere?

La vita è infatti composta da dolore, sofferenza, paura, malattia, morte, che rimedio si può dare a queste cose?
Epicuro sostiene sostanzialmente che il modo migliore per vivere è vivere seguendo la filosofia.
Attenzione: con filosofia non si intende la ricerca della Verità o lo studio della natura umana e circostante come lo era prima.
Epicuro definisce infatti la filosofia come un quadrifarmaco: un rimedio contro i quattro grandi mali che, secondo Epicuro, affliggono l’essere umano da sempre, ovvero la paura della morte, il dolore, il timore degli dei e la lontananza del piacere fisico.
Infatti egli sostiene che questi timori siano illogici e facilmente alleviabili attraverso dei ragionamenti.

Per esempio, se consideriamo la morte, nel momento stesso in cui smettiamo di respirare non è più un problema: perché se lei c’è non ci sono io.
Quindi è inutile avere paura di qualcosa che, una volta raggiunta, non provoca nessun dolore e nessuna sensazione.
Ma perché dovrebbe essermi utile questo?
C’è una intuizione che sta dietro questo concetto del quadrifarmaco che è stranamente attuale.
Forse più attinente alla nostra esperienza di quello che poteva esserlo per i greci.

Se infatti consideriamo che per Epicuro la questione fondamentale è quella di scappare dalla paura della morte, degli dei, del dolore e della -freudiana- frustrazione, ci rendiamo conto che noi abbiamo tutti gli strumenti per farlo.
La nostra società è talmente ben strutturata che è riuscita a farci alleviare tutte queste angosce nel momento in cui non sono urgenti.

Se consideriamo per esempio il piacere fisico abbiamo trovato un rimedio fenomenale: la pornografia.
In qualsiasi momento, in qualsiasi posto, potenzialmente potrei aprire il mio telefono e cercarmi, con molta facilità, un video porno.
Questo non vale esattamente come un rapporto sessuale, ma in quel momento riesce a farmi dimenticare quell’idea per cui io non posso averlo.

Se consideriamo la morte dovremmo aprire un capitolo immenso, ma c’è un dato che ci viene d’aiuto: il linguaggio.
Oggi se muore un nostro caro non diciamo quasi mai “è morto”, a meno che non ci interessi più di tanto, ma usiamo delle frasi come “è passato a vita migliore” “è volato in cielo” “è venuto a mancare” e così via
Questa attenzione alla linguistica non è per rispetto dei familiari o del morto, ma è un modo ingenuo per non metterci davanti a una evidenza: quell’uomo, quella donna, è morto o è morta, non possiamo fare altro.

Pensiamo adesso al dolore rispetto alla questione della droga: riesce a dare una pace ai sensi tale per cui, non solo non sopraggiunge dolore, ma non sopraggiunge nessun pensiero che possa, in un modo o nell’altro, provocarla.
Diciamoci la verità, il problema fondamentale della droga è che all’inizio questa è fantastica: è il rimedio a ogni dolore proprio e si può ottenere con poco.

L’ultimo fatto è quello rispetto alla paura degli dei, ma qui dovremmo addentrarci in un percorso molto più arduo che vale la pena, come la morte, vedere da solo.

Quindi, a cosa ci è servito “studiare” Epicuro?
L’impostazione Edonistica è la soluzione più immediata per poter “stare bene”, considerando il fatto che recentemente ha aumentato la sua efficenza.
Se ci fate caso, se andate in giro, provate ad accennare in una conversazione una delle quattro sofferenze epicuree: capirete subito che oggi difficilmente troverete un interlocutore che cercherà di stare davanti a questo problema, cercherà più probabilmente di ignorarlo o buttarlo sulle frasi fatte.

Sappiate però che non è per colpa di Epicuro che la società ruota intorno a questi quattro punti.
Ma sapendo che questo pensiero si è evoluto nel tempo, possiamo leggere ciò che sentiamo e guardiamo consci del fatto che, per tenerci buoni o per provocarci in particolari situazioni, l’Edonismo ha messo in chiaro quali sono i veri drammi dell’esistenza e ha altresì sottolineato che l’unico modo per tenerli buoni è dimenticarli.

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