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Di cosa parliamo quando parliamo di giovani?

Autore:Matteo Guidi

Data: 28/08/2025

Di cosa parliamo quando parliamo di giovani?
Sarà capitato a qualcuno dei nostri lettori di imbattersi in notizie che riguardavano il neo eletto segretario nazionale del ramo giovanile di Forza Italia Simone Leoni. Per entrare nel merito, sono state le sue parole al centro del dibattito mediatico in quanto esplicative di un modo di ragionare del tutto inusuale all’interno del consueto battage politico. Leoni ha affrontato nel suo discorso post elezione temi come i diritti civili e l’antirazzismo, non risparmiando critiche non poco velate all’indirizzo del generale Vannacci, europarlamentare nel partito Lega-Salvini premier che si è distinto dalla massa per la pubblicazione di Il mondo al contrario, libro che esprime posizioni molto forti e dure verso le minoranze e la comunità LGBTQ+. Ora, si vorrebbe ragionare su due principi che sembrano imperversare quando si parla di giovani e il rapporto che questi hanno con la politica. Se infatti gran parte dell’intellighenzia italiana pare spingere caldamente l’adesione e la partecipazione della fetta di popolazione più giovane nel dibattito sui temi scottanti dell’attualità, appena questa apre bocca per esprimere le proprie opinioni succede il finimondo. Non si sta qua difendendo a spada tratta ciò che proviene dalla mente di un ventenne, si ha però la propensione a credere che le idee che vengono maturate in un contesto giovanile siano la materia prima perfetta per essere poi modificate e usate per il futuro, essendo per questo importantissime. Bisogna ricordare che la stessa frangia di adulti che occupa il 95 per cento delle discussioni in televisione si è formata avendo sicuramente opinioni molto nette ed esprimendole in piazza e per le strade. E questa stessa generazione (anni ‘50/’60) ha avuto modo di avere un confronto, seppur molto duro, con gli adulti del loro tempo; confronto che ha permesso loro di modellare le opinioni e di entrare quindi nell’età adulta con una propensione alla partecipazione alla cosa pubblica. Si crede perciò in questa riflessione che di questi tempi il mondo adulto del 2025 stia rigettando completamente ciò che viene dai giovani per poi ipocritamente chiederne l’aiuto, forse per avere la coscienza a posto. Numerosi potrebbero essere gli esempi a supporto di questa tesi: il movimento Friday for Future diffusosi in Italia nella primavera del 2019, dapprima accolto e poi osteggiato con la stessa decisione, il movimento delle “sardine”… Di questo passo ci si chiede da che pulpito sia possibile criticare il mancato senso di appartenenza al meccanismo democratico che dovrebbe essere parte integrante dell’essere di ognuno, se poi si critica ogni tentativo di partecipazione al dibattito. Il dibattito si chiama così perché è la piazza per esporre le proprie idee e avere un processo di critica costruttiva. Se quindi questa pizza rimane chiusa, come faremo a costruire i cittadini del futuro prossimo? Un altro spunto di ragionamento potrebbero essere le critiche mosse a Leoni sulle sue parole, tacciate di essere estremiste e troppo distanti dalla destra politica e dal suo partito. Ci ha pensato il segretario nazionale Antonio Tajani ha spegnere le polemiche, affermando che ognuno ha diritto di esprimere le proprie opinioni e anche di divergere da quelle che possono essere i singoli pensieri del partito maggiore. Tajani ha così definito una sostanziale differenza che rende bene l’utilità de avere una sezione giovanile che sia fucina di idee e orto per la politica del futuro.

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