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Appunti dal Congresso

Autore:Matteo Guidi

Data: 28/08/2025

Appunti dal Congresso
In questo periodo in cui siamo bombardati da notizie provenienti da più fronti, sarà forse passato in sordina il congresso della Lega tenutosi domenica 6 aprile a Firenze. Forse la gente avrà sottovalutato l’importanza anche solo simbolica di quanto è successo all’interno di questa kermesse ma vale la pena provarne a porre l’accento qualche aspetto. Innanzitutto va detto che il weekend appena passato non è stato solo caratterizzato dal congresso del partito che avente come simbolo Alberto da Giussano, anzi. Si sono svolte più di una manifestazione di piazza che ha radunato coloro i quali, con le dovute differenze di vedute e di pensiero, sono contrari al progetto dell’Unione Europea del “ReArm Europe” che ha tenuto banco nelle discussioni di tutto il continente per diversi giorni. Non poteva essere questo dibattito assente dal congresso della Lega che, attraverso le parole del confermato leader Matteo Salvini ha confermato la propria contrarietà al piano con queste parole: "Se ci sono 800 miliardi per le armi è nostro dovere non spenderli in armi e proiettili ma in ospedali, scuole e lavoro". Il momento cardine della conferenza leghista è stato la conferma di Matteo Salvini come leader del partito, ufficializzata dal presidente del congresso Giancarlo Giorgetti, già ministro dell’Economia e delle Finanze. Curioso da notare come questa conferma sia avvenuta grazie ad una votazione per alzata di mano e che sia stata di fatto una procedura pro forma in quanto Salvini era l’unico candidato. Perché Salvini era l’unico candidato? Sarebbe interessante ragionarci sopra poiché chi mastica un po’ di materia politica e non è nato l’altro ieri sa bene che il partito in questione non per nulla esente da malumori interni. Anzi, questi malumori si sono fatti vedere e sentire più volte, richiamando all’ordine del giorno questo tema di non così poca importanza. Negli ultimi mesi si sono fatti più nomi di potenziali concorrenti come: Fedriga (governatore del Friuli-Venezia Giulia), Zaia (governatore del Veneto) e lo stesso Giorgetti. Ebbene, questi nomi non si sono fatti vivi durante l’annuncio della candidatura e perciò potrebbe essere inteso dai più come un segnale di unità e di compattezza in vista del mare in tempesta che aspetta la politica italiana e non nel prossimo periodo. Invece dal mio punto di vista potrebbe essere proprio un modo per aspettare in sordina l’arrivo di uno sconvolgimento che possa mettere fuori dai giochi il ministro dei Trasporti. Quindi il fatto di non essersi presentati sarebbe stato un modo per ‘non bruciarsi’ e conservare la propria figura per un momento più propizio. Inoltre Salvini si è espresso su un suo futuro ritorno alla carica di ministro dell’interno dopo la sua esperienza infausta nel governo Conte I, dicendo: "Questo è un congresso di partito, è il mio dovere ascoltare quello che il mio partito, i sindaci e gli amministratori mi chiedono e ci chiedono. Parlerò con Piantedosi e con Meloni, sono a disposizione della Lega e del governo”. Un pensiero è stato rivolto anche alla situazione della coalizione di governo, che sembra essere costantemente minata dalle tensioni tra Tajani e il sopracitato Salvini, ma quest’ultimo precisa che: "Io mi trovo benissimo con Giorgia e i nostri alleati. Va bene anche fare il secondo. Ora siamo secondi nella coalizione e a volte è anche rigenerante essere secondi, avere qualcuno che ti apre il vento. Poi l'obiettivo è tornare a essere i primi a tirare il gruppo. È chiaro".

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